Lunedì 28 maggio, all’indomani del rifiuto del Presidente Mattarella di nominare Paolo Savona come ministro dell’economia, Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono andati entrambi a spiegare la situazione politica a Pomeriggio 5, il programma di Barbara D’Urso su Canale 5. La presenza di leader politici a Pomeriggio 5 non è certo una novità assoluta, ma resta sempre un caso curioso, dato che si tratta di una trasmissione che di norma affronta argomenti diversi dalla politica.
Nel giorno in cui il governo Conte pareva ormai un’ipotesi definitivamente caduta e Carlo Cottarelli sembrava pronto a formare il nuovo governo, è comunque razionale pensare che anche un pubblico normalmente poco interessato alla politica sia curioso di capire cosa sta succedendo.
Si tratta però sempre di un contesto che richiede agli ospiti politici un cambio di registro e di temi, visto che il pubblico di Pomeriggio 5 è chiaramente diverso da quello di un talk show politico come Matrix. Il caso ha voluto che la sera stessa sia Salvini che Di Maio fossero ospiti anche del programma di Nicola Porro, anche qui alternandosi in un faccia a faccia durato circa 20 minuti, e con domande simili: i retroscena, le possibili alternative a Savona, l’impeachment, le alleanze in caso di nuove elezioni. È stato quindi possibile vedere come, a ditanza di poche ore, Salvini e Di Maio, abbiano adottato approcci diversi a seconda del contesto televisivo nel quale si trovavano.
Il segretario della Lega è quello che è cambiato meno da un’intervista all’altra, anche se nel programma di Barbara D’Urso ha utilizzato un linguaggio un po’ più colloquiale, chiamando per nome la conduttrice, rivolgendosi direttamente al pubblico in sala, utilizzando espressioni come “palle” (nel senso di bugie) e “incazzato come un bufalo”. Ma anche in altri contesti è raro che Salvini sia particolarmente “istituzionale”. Alcuni temi poi, come l’impeachment proposto da Di Maio, li ha affrontati utilizzando praticamente le stesse parole.
Cambia però il messaggio principale dell’intervista: mentre a Matrix Salvini esordisce parlando di ciò che avrebbe voluto fare nei sui primi giorni al Viminale e insiste molto sulla necessità di far lavorare il Parlamento anche in assenza di un governo legittimato, dalla D’Urso questo messaggio era quasi scomparso, mentre in primo piano c’era l’attacco ai poteri esterni che non volevano Savona ministro, accostati fra di loro in lunghi e ripetuti elenchi, come a formare un unico, vago nemico: la Francia, la Germania, l’Europa, la finanza, le banche, lo spread… tanto che verso metà intervista Salvini lancia uno dei messaggi più forti, ipotizzando anche una fine dell’alleanza di centrodestra: “ Io penso che le prossime elezioni politiche […] saranno un referendum, non fra destra e sinistra, fascisti e comunisti, ma fra chi ha l’Italia al centro e chi invece difende l’Unione Europea, le banche, lo spread, la finanza…”. Un messaggio di orgoglio nazionale più comprensibile rispetto alle procedure dei lavori parlamentari.
In maniera simile cambia anche il modo in cui Salvini difende il ministro Savona: a Pomeriggio 5 si sofferma sulla sua volontà di difendere l’Italia in Europa (senza uscire dall’Euro), mentre a Matrix insiste sul suo essere competente e autonomo, avendo lavorato per grandi istituzioni e nel governo Ciampi.
Il passaggio però in cui si avverte maggiormente il cambiamento di pubblico è l’incipit dell’intervista. In entrambi i casi Salvini inizia spiegando alcune misure che avrebbe voluto affrontare subito. Da Nicola Porro parla della gestione dei beni confiscati alla mafia, da Barbara D’Urso parla della riforma Fornero (spiegandola, cosa che a Matrix non fa mai), delle cartelle Equitalia, della legittima difesa e soprattutto della “proposta di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker su una corsia accelerata e veloce su indagini veloci se ci sono denunce di violenza nei confronti delle donne”, citando due personaggi molto noti al pubblico televisivo pomeridiano (più avanti farà un altro riferimento simile, scherzando su Matteo Renzi possibile ospite al Grande Fratello).
Luigi Di Maio, al contrario, ha cambiato profondamente impostazione da un’intervista all’altra. Mentre davanti a Barbara D’Urso e al suo pubblico parla con uno stile da capo di un partito populista, a Matrix è molto più istituzionale, utilizzando un linguaggio tecnico da vicepresidente della Camera ed entrando nel dettaglio di alcuni meccanismi piuttosto complessi, dall’impeachment ai trattati europei.
Mentre a Pomeriggio 5 ad esempio affronta il tema dell’Unione Europea semplicemente spiegando che “diamo 20 miliardi ogni anno e ce ne rientrano solo 10”, davanti a Nicola Porro si addentra nella questione dei vincoli e dei bilanci europei, spiegando più dettagliatamente perché su quei tavoli serva trattare, e perché Giorgetti (indicato dal Quirinale come ministro in alternativa a Savona) non potesse farlo. Sempre a Matrix ha poi spiegato il ricorso all’articolo 90 della Costituzione, ovvero quello che regola la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, e della necessità di “parlamentarizzare” la vicenda, mentre da Barbara D’Urso aveva cercato di glissare di fronte alla domanda relativa a questi temi, facendo attenzione a non attaccare con troppa veemenza il Presidente (probabilmente perché ritenuto popolare).
Sempre a Pomeriggio 5 ha indugiato su temi capaci di scaldare emotivamente il pubblico, come la vicenda di Banca Etruria e di Maria Elena Boschi, citata in ben tre occasioni, e l’orgoglio nazionale ferito dalle copertine dei giornali esteri, argomenti che durante Matrix non sono mai stati toccati.
I riferimenti alla Germania ritornano anche all’inizio dell’intervista dalla D’Urso, per ricreare il dualismo fra il governo dei cittadini e i poteri esterni, quando Di Maio spiega che Savona, Bagnai e Siri sono stati fermati. “Mi è stato detto che non vanno bene, perché le agenzie di rating europee, le banche europee, o perché un’altra nazione come la Germania non li gradisce”, spiega il capo politico del Movimento 5 Stelle. Al contrario, parlando a Matrix, Di Maio insiste maggiormente sui nemici interni del governo, che temevano il taglio delle pensioni d’oro e le nomine governative, mentre i nemici esterni compaiono solo nelle ultimissime fasi dell’intervista.
Anche nel citare le misure che avrebbe voluto realizzare il Governo, Di Maio opta per elenchi diversi. Oltre ai capisaldi come il reddito di cittadinanza, i vitalizi, le pensioni d’oro e la legge Fornero, a Matrix cita, fra le altre cose, la delocalizzazione delle aziende e il Daspo anti-corrotti, mentre a Pomeriggio 5 parla di provvedimenti che toccano più da vicino le famiglie. Ad esempio la prima misura che cita nell’intervista, già dalla prima domanda, sono gli aiuti per le famiglie che fanno figli, e poco più avanti si chiede, retoricamente, “perchè quando nasce un bambino in Italia non ha gli stessi aiuti di un bambino che nasce in Germania o in Francia?”. Cita inoltre anche misure per un pubblico più anziano, come gli aiuti ai sessantenni che perdono il lavoro e le pensioni di cittadinanza.
Quelli di Salvini e soprattutto di Di Maio a Pomeriggio 5 sono quindi due interventi cuciti su misura per un pubblico poco avvezzo alla politica, difficile da raggiungere attraverso altri mezzi e proprio per questo estremamente prezioso. L’ospitata dei due (che pochi giorni dopo sarebbero diventai ministri e vicepremier) ha però fatto bene anche a Barbara D’Urso, che con la seconda parte della puntata del 28 maggio ha raggiunto quasi 700.000 telespettatori in più rispetto ad una settimana prima.
(a cura di Francesco Cianfanelli)
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